Clairvius Narcisse: Una vera storia di zombie

La storia di Clairvius è la testimonianza che gli zombies non sono solo i protagonisti dei film horror

Quella che vi sto per narrare è una vera storia di zombie, la dimostrazione che, a volte, la realtà non è poi così diversa dalla trama di un film horror.

Haiti, 2 Maggio 1962 .Clairvius Narcisse un contadino di L’Estère, viene trasportato d’urgenza all’ospedale di Deschapelles a causa di un’improvvisa e violentissima febbre.

Purtroppo, dopo poche ore dal ricovero, il 40enne viene dichiarato morto. Il giorno seguente si svolgono i funerali e viene seppellito nel paese vicino.

18 anni più tardi accade qualcosa di inimmaginabile

È il 1980, Angelina Narcisse, sorella di Clairvius, si reca al mercato per le spese quotidiane, quando nota una figura familiare tra la folla.

Un uomo, praticamente identico a suo fratello, dall’andatura barcollante e lo sguardo perso nel vuoto, si aggira senza meta per i banchi del mercato.

Angelina è confusa, si fa coraggio e si avvicina all’uomo, non crede ai suoi occhi, quello è davvero Clairvius!

Dopo qualche attimo di sgomento, i 2 si abbracciano e l’uomo inizia a raccontare la storia incredibile che ha vissuto negli ultimi 18 anni.

Il racconto di Clairvius lascia Angelina senza parole, suo fratello è stato vittima del rito vudù della zombificazione, pratica tipica della magia nera.

Una storia di zombie con il lieto fine

Tutto è iniziato in ospedale, Clairvius, nonostante la morte clinica, è cosciente di ciò che gli sta accadendo.

Non riesce né a muoversi né a parlare, non prova dolore, ma è testimone dell’ accertamento del decesso, del funerale e della sepoltura.

La stessa notte, viene disseppellito e per i 2 anni successivi, ovviamente contro la sua volontà, diventa lo schiavo di un bokor, uno stregone vudù.

Quando il suo padrone viene a mancare, Clairvius si ritrova solo, in stato confusionale e inizia a girovagare senza meta alla ricerca della sua famiglia.

A dimostrazione della veridicità della storia, nel 1981, la BBC, invia una squadra sull’isola. Dopo aver svolto le dovute indagini e interrogato 200 testimoni, non ci sono dubbi, è una vera storia di zombie.

Dopo ipotesi e ricostruzioni questa storia di zombies diventa un film

Alla fine del 1982, l’antropologo canadese Wade Davis, si reca ad Haiti per un reportage che ispirerà il film del 1988 “Il serpente e l’arcobaleno”di Wes Craven.

Secondo Davis, la morte di Narcisse fu solo apparente, provocata da una droga usata dai botox per la zombificazione dei riti wudù .

Questa porzione è a base di una sostanza prodotta dal pesce palla e dal rospo delle canne, la tetrodotossina, che provoca una paralisi temporanea di tutto il corpo.

La tetrodotossina, mantiene l’effetto paralizzante in alcuni circuiti del cervello, anche dopo che i muscoli riacquistano la mobilità agendo sulla memoria.

In più, i bokor, continuano a somministrare allucinazioni ai loro schiavi per tutta la durata del loro rapporto per mantenere uno stato di coercizione.

Superstizione e Wudù

Gli imput culturali trasmessi dalla superstizione, tipica delle popolazioni che praticano il wudù e l’autosuggestione, hanno fatto credere a Clairvius di essere veramente morto.

La storia di Clairvius Narcisse ha avuto un lieto fine e ha fatto il giro del mondo, ma purtroppo è un caso più unico che raro.

Il fenomeno della zombificazione è un’usanza dei popoli che praticano il wudù o la Santeria, per schiavitù o per vendette personali.

Anche in altre zone del mondo si possono trovare storie legate agli zombie e alcune vengono confermate, insomma, paese che vai…zombie che trovi!

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