The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom – False recensioni ovunque

Un’analisi critica del gioco e delle recensioni sospette

Premessa: nel panorama attuale dei videogiochi, è sempre importante mantenere uno spirito critico. Da El Cartel Del Gaming, siamo preoccupati da alcune delle recensioni estremamente positive che circolano su The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. Alcuni critici stanno assegnando voti di 10 su 10 a un gioco che, a nostro avviso, non merita un tale punteggio.

Abbiamo riscontrato una serie di problemi con il gioco che non sono stati affrontati in queste recensioni. Ciò ci porta a chiederci: si tratta di una differenza di opinione o c’è qualcosa di più sinistro in gioco? Abbiamo motivo di credere che alcuni di questi critici potrebbero essere stati generosamente compensati per le loro recensioni positive.

In El Cartel Del Gaming, il nostro impegno principale è sempre verso i nostri lettori. Ci impegniamo a fornire recensioni oneste e imparziali, indipendentemente dalle pressioni esterne. Ci preoccupa la possibilità che la corruzione possa influenzare l’industria del videogame e continueremo a fare del nostro meglio per combattere queste pratiche.

Ricordiamo a tutti i nostri lettori di prendere con cautela le recensioni e di cercare una varietà di fonti prima di prendere una decisione su un gioco.

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Chiediti questo: cosa ti aspetti da un sequel di The Legend of Zelda: Breath of the Wild? Più varietà di nemici? Dungeon migliori? Nuove idee totalmente inaspettate? O è semplicemente più Hyrule da esplorare per te? Sfortunatamente, pare che Nintendo non abbia risposto adeguatamente a queste aspettative con “The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom”. Nonostante le promesse, questo titolo non porta significative innovazioni rispetto a quanto già visto in Breath of the Wild, uno dei più grandi giochi di tutti i tempi.

Tears of the Kingdom, invece di essere un sequel innovativo, sembra essere un riempitivo, un sandbox più grande ma meno significativo. Nonostante l’aggiunta di nuovi sistemi come la costruzione di veicoli e la creazione di armi, queste innovazioni appaiono come un tentativo goffo di aggiungere profondità a una mappa di Hyrule che, nonostante le sue dimensioni, finisce per essere ripetitiva e priva della stessa vitalità del titolo originale. Breath of the Wild, nonostante i suoi difetti, aveva un senso di completezza e di profondità che Tears of the Kingdom sembra non riuscire a replicare, rendendo l’esperienza complessiva meno accattivante.

Prima di andare troppo oltre, una breve nota sugli spoiler.

Non rovinerò la trama (che, onestamente, lascia un po’ a desiderare) di Tears, ma è importante menzionare che questi giochi sono molto più della trama. L’emozione che provi la prima volta che vedi uno dei draghi di BotW librarsi in alto, è un elemento che manca in Tears, rendendolo una ripetizione del primo titolo piuttosto che un’esperienza nuova e stimolante.

Infine, ci sono alcune parti enormi di Tears che, sebbene introdotte abbastanza presto, falliscono nel rendere questo gioco impressionante. Invece di aggiungere un senso di meraviglia e anticipazione, queste parti sembrano forzate e prive di originalità. Se (come milioni di altri) hai già deciso che giocherai a Tears, forse dovresti aspettarti una meraviglia meno vibrante rispetto a quella offerta dal titolo originale.

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Inoltre, la necessità di aver giocato a Breath of the Wild (BotW) per comprendere a pieno le dinamiche di Tears of the Kingdom è un grosso punto di domanda. Dov’è la fruibilità per i nuovi giocatori? Ciò che rende un sequel efficace è la sua capacità di attrarre sia i fan di lunga data che i nuovi arrivati. Tears, purtroppo, sembra essere progettato più come un DLC espansivo di BotW piuttosto che come un gioco autonomo.

È vero che molte delle meccaniche di base, come l’arrampicata e lo scivolo, nonché il concetto dei santuari come camere di puzzle autonome, sono rimaste invariate. Tuttavia, non si può ignorare il fatto che queste caratteristiche non sono più innovative come lo erano in BotW. Al contrario, sembrano piuttosto ripetitive e prive di originalità, un segno che Nintendo potrebbe aver esaurito le idee fresche.

Nonostante la similitudine strutturale tra BotW e Tears, l’affermazione che a chi è piaciuto BotW piacerà quasi sicuramente Tears è piuttosto audace. La struttura del gioco è, infatti, troppo familiare. Inizi in un’area introduttiva, impari le corde, ottieni una nuova serie di potenti abilità e poi ti immergi nel mondo aperto. Nonostante la libertà di fare ciò che vuoi, l’esperienza diventa piuttosto prevedibile e meno stimolante.

La possibilità di marciare direttamente alla fine della campagna è un ulteriore elemento che sminuisce l’attrattiva del gioco. Mentre in BotW questa opzione rappresentava una sfida intrigante, in Tears risulta quasi svuotata di senso. La mancanza di un percorso chiaro e significativo verso l’obiettivo finale rende il gioco meno coinvolgente e meno soddisfacente.

Tuttavia, concentrare gran parte dei filmati e dei grandi momenti della storia in punti specifici della mappa può essere fonte di frustrazione, in quanto non consente una distribuzione equilibrata del coinvolgimento nella trama. La storia di Hyrule e l’origine dello “Sconvolgimento” sono certamente intriganti, ma il modo in cui vengono presentate le informazioni può risultare in una mancanza di interazione diretta con i personaggi centrali per gran parte del tempo di gioco.

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Nonostante il tentativo di allontanarsi dalle solite trame di Zelda e di portare freschezza nella narrazione, la storia si riduce ancora a fermare un cattivo (in questo caso, Ganondorf) e salvare la principessa Zelda. Sebbene ci siano elementi sorprendenti e direzioni interessanti prese dalla trama, non riesce a raggiungere la profondità narrativa di altri titoli come God of War.

Relegare la trama a un ruolo di sapore di sottofondo, come accadeva in BotW, non fa giustizia all’esperienza complessiva del gioco. La storia dovrebbe essere un punto culminante e un fattore centrale per coinvolgere i giocatori, piuttosto che un semplice elemento aggiuntivo che si perde nell’immensità dell’esplorazione di Hyrule.

Sebbene l’esplorazione sia un elemento centrale nei recenti giochi di Zelda, in Tears of the Kingdom questa non risulta così piacevole come dovrebbe essere. Il nuovo sistema di costruzione che permette di creare veicoli personalizzati, pur essendo innovativo, può essere un po’ complicato e non permette una navigazione del mondo di gioco così fluida come ci si aspetterebbe.

La lezione più importante che BotW ha insegnato, e che pochi giochi sembrano aver appreso, è che una mappa vuota può essere più potente di una completa. Tuttavia, Tears non sembra riuscire a raggiungere lo stesso equilibrio, presentando una mappa così vasta e piena di cose da fare e da vedere da risultare più travolgente che eccitante.

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Inoltre, l’idea di contrassegnare i punti di interesse mentre si plana dal cielo o di scoprire nuove zone semplicemente vagando può sembrare gratificante sulla carta, ma nella pratica può risultare più frustrante che piacevole. Invece di sentirti come un esploratore, ti trovi a seguire una freccia verso la tua prossima destinazione, un’esperienza che può sembrare molto più “videogioco” di quanto ci si aspetterebbe.

Anche se Nintendo ha sempre dimostrato grande fiducia nel fatto che i giocatori saranno in grado di scoprire i segreti della mappa senza essere direttamente guidati, questa fiducia non sembra essere ben riposta in Tears. L’approccio all’esplorazione risulta forzato e innaturale, rendendo l’intera avventura meno coinvolgente di quanto ci si potrebbe aspettare, soprattutto considerando l’espansione delle dimensioni di questo mondo rispetto a BotW.

Verdetto

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è un sequel frustrante di uno dei più grandi giochi mai realizzati. Sebbene cerchi di migliorare il suo predecessore in vari modi, spesso cade in corto. Si tratti di modifiche alla qualità della vita che sembrano più ostacoli che aiuti, una trama che non riesce a coinvolgere o meccaniche di costruzione che sembrano più un lavoro che un divertimento, Tears of the Kingdom non raggiunge le aspettative.

Invece di rinnovare il vecchio terreno, si ritrova a trascinare i giocatori attraverso aree familiari senza offrire nulla di nuovo. Le nuove aree sono vaste e numerose, ma l’enorme quantità di compiti da completare, misteri da scoprire e distrazioni continuano ad allontanarti dal percorso principale, rendendo il gioco più un lavoro che un piacere.

Il gioco ha certamente cercato di seguire il trionfo di Breath of the Wild, ma invece di espandere e evolvere un mondo già ricco e pieno di dettagli, sembra aver perso di vista ciò che ha reso grande il suo predecessore. Invece di alzare l’asticella, Tears of the Kingdom sembra averla abbassata, lasciando i giocatori con aspettative deluse.

Donovan Rossetto ama l'informazione, ma è anche un videogiocatore e scrittore. Con una vasta conoscenza dell'industria videoludica, Rossetto offre una prospettiva unica e interessante su entrambi i temi. Inoltre, come scrittore, Rossetto ha saputo combinare la sua passione per gli UFO e i videogiochi in una serie di articoli e libri che hanno appassionato i lettori di tutto il mondo.
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Sgamot
10 mesi poco fa

Forse mi sono espresso male, ho piû di 100 ore e la sensazione non é stata eccitante, anzi si é conculsa con noia.

Sgamot
10 mesi poco fa

Finalmente una recensione seria del gioco. Allo stato attuale ho piú di 100 ore sul gioco e inizio a sentire la noia assalirmi mentre gioco( ieri l ho avviato e dopo 10 minuti spento).Io aggiungerei la ripetitivitá(copia ed incolla di assets qua e lá) e la mancanza di una meccanica che ti faccia dire: “sono proprio stato bravo’. Troppo facile per i miei gusti. Vogliamo poi parlare dei dialoghi? Meglio glissare…avrei altro da dire ma mi fermo qui. Bravi ragazzi da oggi sarete la mia rivista online di riferimento.

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