Il rituale dell’auto-mummificazione: il Sokushinbutsu.

Sokushinbutsu: il rituale dell’ auto-mummificazione che ha scioccato il web.

Ormai di strani rituali provenienti dal Giappone ce n’è per tutti i gusti: macabri, bizzarri e spesso senza uno scopo ben chiaro ,ma il rituale dell’auto-mummificazione chiamato Sokushinbutsu è diverso.

Bisogna sapere che questo non è il solito rituale rappresentativo fatto per suggestionare i più sensibili e fare visual se caricato su un social…questo è reale!

Il Sokushinbutsu è una pratica che fu in uso dal XI fino al IXX secolo da alcuni monaci buddisti della scuola Shingon.

È un lungo e doloroso percorso di purificazione che termina con la morte del monaco.

In questo rituale veniva praticata una sorta di automummificazione con lo scopo di raggiungere l’illuminazione.

Un processo totalmente volontario, nessuno è mai stato convinto, né tantomeno costretto a questa pratica.

Il mito della Non-Morte.

A differenza delle mummie egiziane, preparate con un lungo e complesso processo post-mortem, lo Sokushinbutsu è un processo lungo che inizia quando ancora si è in vita.

Questa pratica nacque per emulare il monaco buddista Kūkai, vissuto nel 9° secolo, fondatore della scuola Shingon.

Secondo una leggenda che iniziò a circolare circa 2 secoli dopo la sua scomparsa, Kūkai non morì  davvero, ma bensì entrò in uno stadio di intensa meditazione che durò migliaia di anni.

Si dice che sia uscito da questo stadio per indicare la via per raggiungere il nirvana alle anime pure.

Nel corso del tempo,si diffuse molto velocemente questo rituale, in particolar modo a nord del Giappone, ai piedi delle tre montagne di Dewa, nella prefettura di Yamagata, dove sorgono tutt’ora molti tempi buddisti.

Sokushinbutsu: svolgimento del rito passo per passo.

Il processo avviene in 3 fasi dalla durata di 1000 giorni ciascuna.

1° fase

Nel primo passaggio, il monaco che decide di andare verso l’illuminazione e la verità assoluta, si deve recare in una valle chiamata Semintzahwa.

Dovrà praticare meditazione, esercizio e nutrirsi unicamente di noci, semi ed acqua trovati nei boschi.

In questo passaggio, il corpo perde la massa grassa ed è pronto per il secondo step.

2° fase

In questo secondo passaggio, dopo aver passato 1000 giorni di prima “purificazione”, il monaco dovrà adottare una dieta ancora più riduttiva.

Potrà nutrirsi solo di cortecce e aghi di conifere in piccole quantità.

Dovrà intensificare l’attività fisica e perdere definitivamente gli ultimi residui di grasso corporeo.

Verso la fine di questi secondi 1000 giorni, il monaco dovrà assumere una tisana a base di the velenoso di Urushi, con gli effetti collaterali di nausea, diuresi e sudorazione intensa.

Tutto questo procedimento ha lo scopo di eliminare anche i liquidi corporei cosi’ che, al momento della morte, il corpo sarà tossico per insetti e larve che non intaccheranno il cadavere.

3° fase.

Passate le prime due fasi, dopo circa 5 anni e mezzo, inizia la parte più spirituale.

In questa 3° e ultima fase, il monaco dovrà entrare in una cripta di pietra, piccola e angusta, della giusta misura per contenere solo il proprio corpo nella posizione del loto.

La porta viene sigillata e l’aria entra attraverso una canna di bamboo.

Questi ultimi 1000 giorni sono i più duri, non si può né mangiare e né bere, si può solo meditare fino al sopraggiungere della morte.

L’unica attività alternativa è quella di suonare una campanella, periodicamente, per far capire ai monaci fuori dalla grotta che si ha ancora un minimo in forze.

Quando la campanella cessa di suonare, i monaci serrano l’entrata della cripta e tolgono la canna di bamboo lasciando che il monaco vada incontro al suo destino.

A questo punto, la cripta rimane sigillata per altri 1000 giorni, dopodiché verrà riaperta solo per controllare il processo di mummificazione.

Se è andato tutto nel modo giusto il monaco sarà considerato un Buddah.

Dopo 1000 giorni che il corpo del monaco è rimasto chiuso in quel sepolcro provvisorio, verrà controllato.

Se il processo di mummificazione è andato a buon fine, quello che prima era un monaco ora è un Sokushimbutsu, un Buddah degno di essere venerato.

Se invece il corpo presenta segni di decomposizione, i discepoli praticheranno su di lui un esorcismo rituale e verrà sigillato in eterno nella cripta che l’ha ospitato dove troverà il riposo eterno.

Sicuramente può sembrare un rituale inquietante e macabro, soprattutto se si pensa che è una cosa reale.

Ma per i monaci buddisti di quel periodo rappresentava il più grande passo verso il buddità. 

Il rituale dell’auto-mummificazione, il Sokushinbutsu, ha un grande valore spirituale.

Si dice che siano solo 24 i monaci che, nel corso dei secoli, riuscirono a trasformarsi in Buddah.

Bukkai è il nome dell’ultimo monaco che intraprese questo percorso, negli ultimi anni dell’800, quando questa pratica era già bandita del Giappone.

Morì nel 1903, il suo corpo fu tirato fuori dalla cripta negli anni ’60 praticamente intatto.

Ora il suo corpo è esposto nel tempio di Kanzeonji.

La mummia più antica è quella di un monaco che ha intrapreso il processo nel 1683.

Questa pratica ormai è bandita da più di 250 anni.

 

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